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Progetto Su.PRE.ME, braccianti schiavi nel Foggiano

Attività di vigilanza

Arrestati un “caporale” e un imprenditore agricolo

Pubblicazione: 22 Dicembre 2022

Ultimo aggiornamento: 09 Febbraio 2023

Due arresti, tre obblighi di dimora e il controllo giudiziario di 6 aziende agricole. E' l'epilogo dell'indagine scaturita a seguito di un controllo effettuato nell'estate 2021, nell'ambito del progetto Su.PRE.ME. dall'ITL di Foggia, unitamente ai carabinieri del NIL e del Comando Stazione di Cerignola, con il supporto degli interpreti OIM.

Le verifiche hanno interessato alcuni terreni coltivati a pomodoro nei comuni di Cerignola, Orta Nova e Trinitapoli, dove erano stati identificati 9 braccianti extracomunitari intenti a lavorare. L'indagine avviata dopo l'ispezione e coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia, ha permesso di accertare che nelle 6 aziende agricole di proprietà dei quattro imprenditori indagati la manodopera veniva reclutata da un "caporale" e veniva poi impiegata in condizioni di schiavitù e senza alcun dispositivo di sicurezza.

L'attività di "intelligence" messa in campo ha consentito di appurare che i braccianti lavoravano ininterrottamente fino a otto ore al giorno, per una paga oraria di 5 euro, senza alcuna retribuzione straordinaria. Il "caporale" avrebbe avuto il compito di reclutarli e di trasportarli nei terreni agricoli, facendosi pagare per il "servizio". Una volta sui campi, i lavoratori sarebbero stati sottoposti a serrati controlli sia sulle ore di lavoro effettivamente prestate che sulla qualità del lavoro.

Gli elementi indiziari raccolti hanno permesso alla Procura di richiedere al giudice delle indagini preliminari l'emissione dei provvedimenti cautelari, che sono stati adottati ieri.

Il "caporale" è stato arrestato, uno dei quattro datori di lavoro è finito agli arresti domiciliari, gli altri tre sono stati sottoposti all'obbligo di dimora. Il gip ha inoltre disposto il controllo giudiziario delle 6 aziende agricole.

Si ricorda che gli indagati sono da ritenersi innocenti fino all'eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.