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Sfruttamento del lavoro, arrestati tre imprenditori indagati dalla Procura di Prato

Pubblicazione: 13 Settembre 2021

Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio 2023

Dopo i controlli dell'Ispettorato del lavoro arrestati tre imprenditori di aziende manifatturiere per sfruttamento del lavoro indagati dalla procura di Prato

Un'indagine coordinata dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Prato, Giuseppe Nicolosi e dal Pubblico Ministero, Lorenzo Gestri – a cui hanno partecipato l'Ispettorato Nazionale del Lavoro, la Polizia Municipale di Prato e la Guardia di Finanza – ha portato all'arresto di tre indagati di nazionalità cinese per sfruttamento lavorativo aggravato (artt. 110, 603 bis c.p.).

La vicenda si è sviluppata a seguito di una segnalazione presso lo Sportello Immigrazione del Comune di Prato da parte di un lavoratore di origine africana che ha riferito di aver lavorato senza contratto presso una impresa cinesedella zona e per la quale, è stato accertato, vi prestavano servizio anche altri lavoratori di origine africana e cinese.

I sopralluoghi del personale dell'Ispettorato del Lavoro di Prato, insieme alle forze di Polizia – preceduti da attività di appostamento e videoriprese – hanno consentito di verificare la condizione di vittime di grave sfruttamento lavorativo per 9 dipendenti di cui 5 di origine africana, mentre i tre indagati nei cui confronti è stata eseguita l'Ordinanza Cautelare, operavano come co-gestori delle imprese utilizzate per sfruttamento del lavoro, ma in realtà erano gli unici imprenditori responsabili della gestione che avevano realizzato un sistema illecito di lucro nella massimizzazione dei profitti tratti dalle attività di impresa.

Nel totale degli operai impiegati, il 78% è risultato privo di contratto e tutti sottoposti a plurimi indici di sfruttamento con una retribuzione da 2 a 3,5 euro all'ora – rispetto ai circa 9 euro orari previsti dal contratto collettivo – costretti a lavorare 7 giorni su 7 in turni di lavoro fino a 12 ore al giorno e con pause di pochi minuti per consumare i pasti nello stesso ambiente di lavoro.

Tali condizioni sono state prevalentemente determinate da un basso livello di specializzazione della manodopera che ha agevolato lo schema di sfruttamento del lavoro, facilitando le persone indagate nel reperimento di lavoratori non qualificati da impiegare anche in assenza di contratto.

Gli accertamenti eseguiti dall'Ispettorato del Lavoro di Prato, di concerto con l'INPS e il Dipartimento di Prevenzione e Sicurezza sui Luoghi di Lavoro, hanno determinato anche il sequestro di macchinari utilizzati per la produzioneche erano stati privati degli strumenti di protezione per ridurre i tempi di produzione.

L'operazione, nel complesso, costituisce un tassello fondamentale per perseguire tutte quelle forme imprenditoriali occulte che intendono realizzare il risparmio di spesa illegale realizzato attraverso l'attività illecita di sfruttamento del lavoro.

Infatti, secondo le disposizioni della Procura della Repubblica, si è fatto ricorso agli strumenti di contrasto patrimoniale con sequestri preventivi finalizzati alla confisca diretta e/o per equivalente, in caso di condanna dei soggetti indagati, per la cifra di 57.727 euro. Inoltre, a seguito di mirate analisi patrimoniali svolte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, sono stati anche individuati una serie di conti riferibili a una delle imprese ancora attive.

Lo schema adottato nell'indagine e nell'applicazione delle pene costituisce una novità che ha consentito di intervenire con incisività su questo grave fenomeno di sfruttamento lavorativo, coniugando la repressione penale da parte della Procura della Repubblica con l'attività di pertinenza dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro in materia di prevenzione e vigilanza nei luoghi di lavoro.

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