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Lotta al caporalato in agricoltura: sfruttamento di manodopera extracomunitaria tra le campagne di San Felice Circeo, Terracina e Sabaudia

Pubblicazione: 20 Aprile 2021

Ultimo aggiornamento: 09 Febbraio 2023

Lotta al caporalato in agricoltura: assicurate tutele per 157 lavoratori e disposti 7 arresti per sfruttamento di manodopera extracomunitaria tra le campagne di San Felice Circeo, Terracina e Sabaudia

L’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Latina e i Carabinieri dei Gruppi specializzati NAS e NIL hanno condotto nell’Agro Pontino l’indagine denominata “Job Tax” che si è conclusa nella giornata del 19 aprile scorso con l’arresto di 7 persone indagate per associazione a delinquere dedita allo sfruttamento di manodopera extracomunitaria, estorsione e impiego illecito di fitofarmaci non autorizzati nelle coltivazioni in serra e con il sequestro preventivo per via diretta o per equivalente dell’importo di 557.504 euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Latina, sono state avviate negli ultimi mesi del 2019 e hanno riguardato un’azienda ortofrutticola dedita alla coltivazione di ortaggi destinati al mercato locale, nazionale ed anche estero, con 5 siti produttivi tra le campagne di San Felice Circeo, Terracina e Sabaudia.

L’approccio multi-agenzia si è rivelato vincente nella lotta alle forme di sfruttamento lavorativo in agricoltura. Infatti, grazie all’articolata attività investigativa condotta attraverso servizi di osservazione, pedinamenti, intercettazioni telefoniche, acquisizione di testimonianze di persone informate sui fatti e perquisizioni è stato possibile ricostruire un’organizzazione criminale che impiegava in condizioni di grave sfruttamento braccianti di nazionalità bengalese, indiana e pakistana, utilizzando per il loro reclutamento due caporali, anch’essi di origini bengalesi.

Le modalità illecite di utilizzo della manodopera hanno consentito all’organizzazione di procurarsi un ingiusto profitto mediante l’impiego dei dipendenti in violazione dei previsti contratti collettivi. Gli Ispettori del lavoro, grazie agli elementi probatori acquisiti durante le indagini, sono riusciti a ricostruire, per il periodo da marzo a novembre del 2019, l’anomala corresponsione di salari non rispondenti al lavoro prestato, con retribuzioni non erogate ed evasione contributiva su un imponibile di oltre 557.000 euro.

I 157 lavoratori, di cui uno clandestino, identificati nel corso dell’accertamento ricevevano sistematicamente una retribuzione inferiore a quella dovuta, corrisposta anche attraverso il pagamento a cottimo e venivano costretti a sottoscrivere buste paga nelle quali era omessa la contabilizzazione di tutte le ore di lavoro effettivamente prestate e che spesso raggiungevano anche le dieci ore giornaliere.

Gli stessi lavoratori, a cui non sono mai stati forniti i previsti dispositivi di protezione individuale e mai sottoposti alla dovuta formazione e alle visite mediche prescritte, venivano costretti a condizioni di lavoro proibitive e degradanti ed erano metodicamente sottoposti ad uno stretto controllo sul risultato del lavoro, con minaccia di sanzioni corporali ed economiche o di licenziamento nel caso in cui non riuscivano a garantire i quantitativi di prodotto raccolto richiesti dal datore di lavoro.
I braccianti erano anche costretti ad avvalersi, al costo di 6 euro al giorno, di un servizio di trasporto gestito da uno dei caporali, viaggiando in condizioni disagiate e in violazione delle più elementari norme di sicurezza, stipati oltre la capienza in un singolo furgone.

Sono stati, inoltre, sequestrati 244 litri di prodotti fitosanitari non autorizzati per l’impiego in agricoltura che gli indagati, con l’ausilio di un agronomo, utilizzavano in “una spregiudicata coltivazione di ortaggi” in serra, impiegando in tali compiti gli stessi braccianti non formati, non abilitati e privi dei prescritti dispositivi di protezione individuale, esponendoli così a grave situazione di pericolo.

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